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Cлово "BENE"


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1. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 10
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2. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 9
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3. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 12
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4. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 9
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5. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 13
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6. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 6
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7. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 8
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8. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 7
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9. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 2
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10. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок)
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11. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник)
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12. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 8
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13. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 15
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14. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 12
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15. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 6
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16. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 11
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17. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 7
Входимость: 3. Размер: 17кб.
18. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 10
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19. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 16
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20. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 13
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21. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 3
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22. Пушкинская речь
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23. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 4
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24. Дневник Достоевского. 1880 год
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25. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 17
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26. Амфитеатров А. В.: Достоевский на Пушкинских празднествах 1880 года
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27. Розанов В.: О происхождении некоторых типов Достоевского
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28. Братья Карамазовы. Книга двенадцатая. Судебная ошибка. II. Опасные свидетели
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29. Достоевский Ф. М - Любимову Н. А., 16 сентября 1879
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30. Летопись жизни и творчества Ф. М. Достоевского 1821-1881гг. 1867 г. Страница 3
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31. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 5
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32. Дневник Достоевского. 1873 год. Глава IX. По поводу выставки
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33. Братья Карамазовы. Книга двенадцатая. Судебная ошибка. X. Речь защитника. Палка о двух концах
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34. Достоевский Ф. М. - Исаеву П. А., 10 (22) декабря 1869
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35. Кушникова М., Тогулев В.: Кузнецкий венец Федора Достоевского. Глава четвертая. Современники
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36. Dostoevsky. El adolecente (Spanish. Подросток). Segunda parte. Capítulo VIII
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37. Dostoevsky. El adolecente (Spanish. Подросток). Tercera parte. Capítulo II
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38. Dostoevsky. El adolecente (Spanish. Подросток). Primera parte. Capítulo VI
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39. Dostoevsky. El adolecente (Spanish. Подросток). Tercera parte. Capítulo primero
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40. Из газеты "Гласный суд". (О романе "Преступление и наказание")
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41. Подросток (часть 1, глава 10)
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42. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 4
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43. Dostoevsky. Los hermanos Karamazov (Spanish. Братья Карамазовы). Cuarta parte. Libro XII. Un error judicial. Capítulo II. Declaraciones adversas
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44. Дневник Достоевского. 1877 год. Май-Июнь
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45. Семёнов А.Н., Семёнова В.В.: Концепт средства массовой информации в структуре художественного текста. Александр Сергеевич Пушкин
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46. Вересаев В. В.: О Достоевском и Льве Толстом. Противоположные
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47. Летопись жизни и творчества Ф. М. Достоевского 1821-1881гг. 1871 г.
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1. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 10
Входимость: 17. Размер: 58кб.
Часть текста: in una strana, misteriosa penombra, la figura di Andréj Filìppovic'; una figura asciutta, scontrosa, dallo sguardo freddo, crudele, con quel suo rimbrottare rigido e cortese... Ma, non appena Goljadkin cominciava ad avvicinarsi ad Andréj Filìppovic' per giustificarsi in certo qual modo ai suoi occhi, così e così, e dimostrargli che lui non era come lo dipingevano i suoi nemici, che, ecco, lui era questo e quello, e che anzi aveva, oltre alle comuni innate sue qualità, anche questo e quest'altro... ecco che appariva immediatamente la persona nota per le sue basse intenzioni e, con qualche espediente dei più stomachevoli, in un colpo solo demoliva tutte le sue iniziative e proprio lì, quasi sotto il naso di Goljadkin, diffamava energicamente la sua reputazione, calpestava nel fango il suo amor proprio e poi, senza perdere tempo, prendeva il suo posto nell'ufficio e in società. Ora Go]jadkin sentiva un certo prurito alla testa causato da qualche scappellotto, da poco tempo ben meritato e umilmente accettato, ricevuto o nella vita comune oppure là in servizio, colpettino contro il quale era difficile protestare... E, mentre Goljadkin cominciava già ad arrovellarsi il cervello sul perché fosse tanto difficile protestare, anche solo per quello scappellotto, questo pensiero sullo scappellotto andava assumendo insensibilmente un'altra forma; la forma di una qualche piccola nota, o abbastanza notevole, viltà vista, sentita o da lui stesso compiuta non da molto tempo; e spesso compiuta persino per una ragione non bassa, e persino anche non per un basso impulso qualsiasi, ma così... a volte, tanto per dire, per caso, per delicatezza, un'altra volta a causa della sua assoluta mancanza di protezioni e, infine perché... perché... insomma Goljadkin lo...
2. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 9
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Часть текста: sentiva di non essere vinto. Era pronto alla lotta. Ripresosi dal primo stupore, si stropicciò le mani con tanto sentimento e tanta energia che, al solo vederlo, si sarebbe potuto concludere che Goljadkin non avrebbe ceduto. Del resto, il pericolo era lì, sotto il naso, era evidente; Goljadkin sentiva anche questo, ma come affrontarlo, quel pericolo? Ecco il problema. Per un istante, nella testa di Goljadkin frullò perfino il pensiero se non avrebbe invece dovuto lasciare le cose com'erano e rinunciare, semplicemente. "Be', che c'è? Niente. Io me ne starò per conto mio, come se non fossi io" pensava Goljadkin; "lascio perdere tutto; non sono io, e tutto è finito: lui pure, forse, se ne starà per conto suo; brancolerà un po', il birbante, certo, si rigirerà, ma finirà con il piantarla pure lui. Sicuro, ecco come stanno le cose! Io raggiungerò lo scopo con la rassegnazione. E poi, dov'è il pericolo? E che pericolo c'è? Vorrei proprio che qualcuno mi facesse vedere un pericolo in questa faccenda. E' una cosa da niente! Una storia comunissima!" A questo punto Goljadkin si fermò. Le parole gli morirono in gola; poi arrivò addirittura a insultarsi per quel pensiero e giunse al punto di convincersi di essere un vile e meschino per avere avuto quel pensiero, la faccenda però non si mosse di un'unghia dal punto in cui si trovava. Si rendeva conto che per lui era una inevitabile necessità prendere una decisione in quel preciso momento; si rendeva perfino conto che avrebbe dato chissà cosa...
3. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 12
Входимость: 14. Размер: 32кб.
Часть текста: con quella del precedente servitore del signor Goljadkin. "Be', vedi, caro" cominciò il nostro eroe, ansimando. "Che ora è, caro?" Petruska, senza rispondere. si ritirò dietro il tramezzo, poi ricomparve e, in tono piuttosto disinvolto, dichiarò che presto sarebbero state le sette e mezzo. "Bene, caro, bene. Dunque vedi, mio caro... permetti che ti dica... mio caro, che tra noi mi pare che ora sia tutto finito." Petruska taceva. "Be', ora che tra noi tutto è finito, dimmi sinceramente, dimmelo come a un amico, dove sei stato, caro." "Dove sono stato? Tra brave persone..." "Lo so, caro, lo so. Io sono sempre stato soddisfatto di te, mio caro, e il benservito te lo rilascerò... Be', che fai adesso da loro?" "Ebbene, signore, che c'è? Lo sapete anche voi. Si sa che una brava persona non ti insegna niente di male." "Lo so, caro, lo so. In questi nostri tempi le brave persone sono rare, amico; apprezzale, mio caro. Dunque come stanno quelli là?" "Si sa, come... Però io, signore, non posso rimanere al vostro servizio: lo sapete anche voi." "Lo so, caro, lo so: conosco il tuo zelo e la tua diligenza: vedevo tutto, mio caro, e tutto notavo. Io, amico mio, ti stimo. Una brava e onesta persona, sia pure un servo, io la stimo." "Ebbene, si sa! Noi, naturalmente, dove meglio stiamo... lo sapete anche voi... E' così! A me che importa! Si sa, signore, che...
4. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 9
Входимость: 11. Размер: 23кб.
Часть текста: senza l'uso delle gambe e portata come sempre negli ultimi cinque anni in poltrona, ardita, battagliera, contenta di sé, eretta sul busto, come suo solito, gridando forte e imperiosamente, rampognando tutti, proprio come io avevo avuto l'onore di vederla due volte da quando ero entrato come precettore in casa del generale. Naturalmente rimasi davanti a lei come impietrito dallo stupore. Già a cento passi di distanza, mentre la portavano dentro sulla poltrona, lei mi aveva visto con il suo occhio di lince, mi aveva riconosciuto e mi chiamava con il nome e con il patronimico che lei, com'era sua abitudine, aveva imparato una volta per sempre. "E proprio lei si aspettavano di vedere chiusa nella bara dopo aver lasciato l'eredità?" mi passò a volo nella mente. "Lei che vivrà più a lungo di noi e di tutto l'albergo! Mio Dio, ma che succederà ora ai nostri, che succederà al generale? Quella, adesso, metterà sottosopra tutto!" "Dunque, bàtiushka, perché te ne stai lì impalato con gli occhi sbarrati?" continuava a gridare la nonna. "Salutare, dare il benvenuto non sai, eh? O ti dai delle arie e non vuoi farlo? Senti, Potapytch," disse rivolta a un vecchietto canuto in frac e cravatta bianca con una rosea calvizie, il suo maggiordomo che l'accompagnava nel viaggio, "senti, non mi riconosce! Mi avevano già seppellita! Mandavano un telegramma dietro l'altro: è morta o non è morta? So tutto! E io, invece, vedi... sono qui, e vivissima." "Ma scusate, Antonida Vassìlevna, perché dovrei desiderarvi del male?" le risposi allegramente, riavendomi dallo stupore. "Sono rimasto semplicemente sorpreso... e come potevo non esserlo... è un avvenimento così inatteso..." "E che c'è da meravigliarsi? Sono salita in treno e sono partita. In treno si sta ...
5. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 13
Входимость: 10. Размер: 42кб.
Часть текста: stentava a tirare il fiato. Il suo cappotto zuppo d'acqua e diventato pesante lasciava penetrare in tutte le membra una tiepida, antipatica umidità e col proprio peso gli rompeva le gambe, già per conto loro molto indebolite. Una specie di brivido febbrile gli serpeggiava per tutto il corpo con un penetrante e acuto formicolìo; a causa dell'umidità si era riempito di un freddo sudore da malato, e così Goljadkin dimenticò, in questa situazione, di ripetere con la fermezza e la decisione a lui proprie la frase prediletta, cioè che quello, e tutto il resto, in qualsiasi modo probabilmente, anzi sicuramente, si sarebbe aggiustato per il meglio. "Del resto, tutto ciò, per ora, non ha alcuna importanza" aggiunse il nostro robusto eroe, che non si lasciava abbattere, asciugandosi sul viso le gocce di acqua fredda, che scendevano in tutte le direzioni dalla falda del suo cappello tondo, tanto zuppo da non tenere più l'acqua. Dopo avere, in più, considerato che questo non era ancora niente, il nostro eroe volle provare a rannicchiarsi su un tronco d'albero abbastanza robusto, che giaceva abbandonato accanto a un mucchio di legna nel cortile di Olsufij Ivànovic'. Naturalmente non c'era ormai più da pensare alle serenate spagnole e alle scale di seta; ma c'era comunque da pensare a un qualche angoletto isolato, se non caldo, almeno accogliente e nascosto. Lo tentava molto, sia detto per inciso, quell'angoletto nell'ingresso dell'appartamento di Olsufij Ivànovic', dove già una volta, quasi all'inizio di questa storia vera, il nostro eroe era rimasto dritto per due ore tra un armadio e un vecchio paravento, in mezzo a ogni tipo di inutili carabattole casalinghe, a ciarpame e a cianfrusaglie. Il fatto è che anche adesso Goljadkin era in piedi da due ore nel cortile di Olsufij...
6. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 6
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Часть текста: Il sosia (Italian, Двойник) Capitolo 6 Capitolo 6 L'indomani, alle otto in punto, Goljadkin si svegliò nel suo letto. Subito tutti gli eventi straordinari del giorno prima e quella incredibile e selvaggia notte con le sue quasi impossibili avventure comparvero di colpo, tutti insieme, nella loro spaventosa pienezza, alla sua immaginazione e alla sua memoria. L'odio così esasperato e infernale da parte dei suoi nemici e, in particolare, l'ultima manifestazione di quell'odio agghiacciarono il cuore di Goljadkin. Ma contemporaneamente tutto era così strano, incomprensibile, assurdo e gli sembrava così lontano da ogni possibilità, da non potersi decidere a credere a tutta quella faccenda; Goljadkin stesso sarebbe stato persino disposto a ritenerla un vano delirio, uno squilibrio momentaneo della sua mente, un ottenebramento dell'intelletto, se, per sua fortuna, non avesse saputo, dall'amara esperienza quotidiana, fino a che punto l'odio può a volte trascinare un uomo, fino a che punto può arrivare l'accanimento di un nemico che voglia vendicare il suo onore e il suo amor proprio. Per di più, le membra indolenzite di Goljadkin, la testa annebbiata, le reni spezzate e un maligno raffreddore testimoniavano con evidente chiarezza e sostenevano tutta la...
7. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 8
Входимость: 9. Размер: 38кб.
Часть текста: sollevandosi sul letto e gettando un'occhiata al letto dell'ospite. Ma quale stupore! Nella camera non solo non c'era più l'ospite, ma nemmeno il letto! "Che significa questo? Che vuol dire questa nuova circostanza?" Mentre Goljadkin, sbalordito, guardava a bocca aperta il posto vuoto, la porta scricchiolò e entrò Petruska, che portava il vassoio col tè. "Ma dov'è? Dov'è?" pronunciò con voce appena udibile il nostro eroe, indicando col dito il posto occupato la sera prima dall'ospite. Petruska non rispose e non guardò nemmeno il suo padrone, ma girò gli occhi verso l'angolo a destra, tanto che lo stesso Goljadkin fu spinto a guardare anche lui in quell'angolo. Però, dopo un breve silenzio, Petruska, con voce rauca e ruvida rispose "che il padrone non era in casa". "Sei stupido, sai: il tuo padrone sono io, Petruska" esclamò Goljadkin con voce spezzata e guardando con gli occhi sbarrati il suo domestico. Petruska non rispose, ma fissò Goljadkin in un...
8. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 7
Входимость: 8. Размер: 25кб.
Часть текста: troppo tardi per pentirsi; Goljadkin bussò, la porta si aprì e subito Petruska cominciò a togliere il cappotto all'ospite e al padrone. Goljadkin diede un'occhiata di sbieco a Petruska, gli lanciò appena uno sguardo rapido, cercando, attraverso l'espressione del viso, di scoprirne i pensieri. Ma, con suo enorme stupore, vide che il suo domestico era mille miglia lontano dal mostrarsi meravigliato: sembrava addirittura che si aspettasse qualcosa di simile. Naturalmente ora guardava in cagnesco, di traverso e sembrava pronto a divorare chi sa chi. "Sta a vedere che qualcuno oggi li ha stregati tutti!" pensava il nostro eroe, "che qualche demonio abbia fatto il giro? Senza dubbio oggi c'è in tutti qualcosa di particolare. Che il diavolo mi porti, è un bel tormento!" Ecco che, continuando a rimuginare in tal modo, Goljadkin portò l'ospite nella sua stanza e lo pregò umilmente di accomodarsi. L'ospite, era chiaro, era in grandissimo imbarazzo e, intimidito, seguiva umilmente tutti i movimenti del padrone di casa, si attaccava a ogni suo sguardo e sembrava che cercasse di indovinarne i pensieri. In tutti i suoi gesti c'era qualcosa di avvilito, di abbattuto, di spaventato, tanto che, se potrà valere il paragone, assomigliava in quel momento a un uomo che, non avendo un abito suo, indossasse quello di un altro: le maniche gli salgono in alto, la vita arriva quasi alla nuca e lui, ora non fa che aggiustarsisi il panciotto troppo corto, ora dà di fianco e si sposta da una parte, ora studia il momento giusto per rintanarsi in qualche angoletto, ora fissa gli occhi su tutti e...
9. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 2
Входимость: 6. Размер: 28кб.
Часть текста: pazienti. Dopo aver prescritto l'ultima boccettina a un vecchietto affetto da emorroidi e accompagnato a una porta secondaria il vecchietto sofferente, Krestjàn Ivànovic' si rimise a sedere in attesa della visita successiva. Entrò Goljadkin. A quanto pareva, Krestjàn Ivànovic' non aspettava per niente, e tantomeno desiderava, vedersi davanti Goljadkin, perché rimase per un momento turbato e involontariamente il suo viso prese un'espressione strana e, direi anzi, malcontenta. Poiché, dal canto suo, e quasi sempre a sproposito, Goljadkin si perdeva d'animo e si smarriva quando gli succedeva di avvicinare qualcuno per i suoi piccoli affari privati, così anche in quel momento, non avendo preparato la prima frase che in casi simili costituiva per lui lo scoglio principale, si confuse parecchio, borbottò qualche parola - di scusa, con ogni probabilità - e, non sapendo poi che fare, prese una sedia e si mise a sedere. Ma, ricordatosi di essersi accomodato senza invito, capì la scorrettezza e si affrettò a riparare al suo errore di ignoranza del mondo e del "bon ton" alzandosi immediatamente dalla sedia occupata senza invito. Quindi, ripresosi e confusamente accortosi di avere commesso due sciocchezze in una, si decise, senza metter tempo in mezzo, a farne una terza: tentò di giustificarsi, borbottò chissà che sorridendo, arrossì, si confuse, ...
10. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок)
Входимость: 5. Размер: 25кб.
Часть текста: Игрок) Traduzioni telematiche a cura di     Rosaria Biondi, Nadia Ponti, Giulio Cacciotti, Vincenzo Guagliardo     (Casa di reclusione - Opera) Fëdor Dostoevskij IL GIOCATORE Capitol o 1 Finalmente ritornavo dopo un'assenza di due settimane. Già da tre giorni i nostri si trovavano a Roulettenburg. Pensavo di essere atteso con chi sa quale ansia, e invece mi sbagliavo. Il generale mi accolse con una disinvoltura eccessiva, mi parlò squadrandomi dall'alto in basso e mi mandò da sua sorella. Era evidente che da qualche parte erano riusciti a procurarsi del denaro. Ebbi addirittura l'impressione che il generale mi guardasse con un certo imbarazzo. Màrja Filìppovna, indaffaratissima, mi liquidò con poche parole; prese, però, il denaro, lo contò e ascoltò il mio rapporto. A pranzo erano attesi Mezentzòv, il francesino e un inglese; come sempre, quando c'era denaro, subito inviti a pranzo: secondo l'uso moscovita. Polina Aleksàndrovna, vedendomi, mi chiese come mai fossi rimasto assente tanto a lungo. Ma non aspettò nemmeno la risposta e se ne andò. Si capisce, l'aveva fatto apposta. Però dovevo parlarle a ogni costo. Molte cose si erano accumulate. Mi era stata assegnata una piccola stanza, al quarto piano dell'albergo: si sa qui che io appartengo al "seguito del...