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Cлово "FOSSE"


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1. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 6
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2. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 10
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3. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 9
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4. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 5
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5. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник)
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6. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 14
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7. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 7
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8. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 4
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9. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 8
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10. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок)
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11. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 5
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12. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 13
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13. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 4
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14. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 15
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15. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 10
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16. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 13
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17. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 3
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18. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 11
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19. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 12
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20. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 8
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21. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 11
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22. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 16
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23. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 12
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24. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 2
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25. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 6
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26. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 2
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1. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 6
Входимость: 15. Размер: 35кб.
Часть текста: Ma contemporaneamente tutto era così strano, incomprensibile, assurdo e gli sembrava così lontano da ogni possibilità, da non potersi decidere a credere a tutta quella faccenda; Goljadkin stesso sarebbe stato persino disposto a ritenerla un vano delirio, uno squilibrio momentaneo della sua mente, un ottenebramento dell'intelletto, se, per sua fortuna, non avesse saputo, dall'amara esperienza quotidiana, fino a che punto l'odio può a volte trascinare un uomo, fino a che punto può arrivare l'accanimento di un nemico che voglia vendicare il suo onore e il suo amor proprio. Per di più, le membra indolenzite di Goljadkin, la testa annebbiata, le reni spezzate e un maligno raffreddore testimoniavano con evidente chiarezza e sostenevano tutta la verosimiglianza di quella passeggiata notturna e, in parte, di tutto quanto era accaduto durante quella passeggiata. E poi, infine, Goljadkin stesso sapeva benissimo che quelle certe persone stavano complottando da un bel pezzo qualche cosa e che, là con loro, c'era qualcun altro. Ma che fare? Dopo averci riflettuto sù un po', Goljadkin prese la decisione di starsene zitto, di rassegnarsi e di non protestare per quella faccenda fino a quando non si presentasse un momento più opportuno. "Sì, forse hanno solo avuto l'intenzione di spaventarmi e, quando vedranno che io me ne sto zitto, non protesto, mi rassegno docilmente e sopporto con umiltà, forse...
2. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 10
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Часть текста: e tutto ciò accompagnato da una strana angoscia, da confusi ricordi, da orrende visioni... in una parola, da tutto ciò che si può trovare di più sgradevole... Ora gli appariva davanti, immersa in una strana, misteriosa penombra, la figura di Andréj Filìppovic'; una figura asciutta, scontrosa, dallo sguardo freddo, crudele, con quel suo rimbrottare rigido e cortese... Ma, non appena Goljadkin cominciava ad avvicinarsi ad Andréj Filìppovic' per giustificarsi in certo qual modo ai suoi occhi, così e così, e dimostrargli che lui non era come lo dipingevano i suoi nemici, che, ecco, lui era questo e quello, e che anzi aveva, oltre alle comuni innate sue qualità, anche questo e quest'altro... ecco che appariva immediatamente la persona nota per le sue basse intenzioni e, con qualche espediente dei più stomachevoli, in un colpo solo demoliva tutte le sue iniziative e proprio lì, quasi sotto il naso di Goljadkin, diffamava energicamente la sua reputazione, calpestava nel fango il suo amor proprio e poi, senza perdere tempo, prendeva il suo posto nell'ufficio e in società. Ora Go]jadkin sentiva un certo prurito alla testa causato da qualche scappellotto, da poco tempo ben meritato e umilmente accettato, ricevuto o nella vita comune oppure là in servizio, colpettino contro il quale era difficile protestare... E, mentre Goljadkin cominciava già ad arrovellarsi il cervello sul perché fosse tanto difficile protestare, anche solo per quello scappellotto, questo pensiero sullo...
3. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 9
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Часть текста: Ripresosi dal primo stupore, si stropicciò le mani con tanto sentimento e tanta energia che, al solo vederlo, si sarebbe potuto concludere che Goljadkin non avrebbe ceduto. Del resto, il pericolo era lì, sotto il naso, era evidente; Goljadkin sentiva anche questo, ma come affrontarlo, quel pericolo? Ecco il problema. Per un istante, nella testa di Goljadkin frullò perfino il pensiero se non avrebbe invece dovuto lasciare le cose com'erano e rinunciare, semplicemente. "Be', che c'è? Niente. Io me ne starò per conto mio, come se non fossi io" pensava Goljadkin; "lascio perdere tutto; non sono io, e tutto è finito: lui pure, forse, se ne starà per conto suo; brancolerà un po', il birbante, certo, si rigirerà, ma finirà con il piantarla pure lui. Sicuro, ecco come stanno le cose! Io raggiungerò lo scopo con la rassegnazione. E poi, dov'è il pericolo? E che pericolo c'è? Vorrei proprio che qualcuno mi facesse vedere un pericolo in questa faccenda. E' una cosa da niente! Una storia comunissima!" A questo punto Goljadkin si fermò. Le parole gli morirono in gola; poi arrivò addirittura a insultarsi per quel pensiero e giunse al punto di convincersi di essere un vile e meschino per avere avuto quel pensiero, la faccenda però non si mosse di un'unghia dal punto in cui si trovava. Si rendeva conto che per lui era una inevitabile necessità prendere una decisione in quel preciso momento; si rendeva perfino conto che avrebbe dato chissà cosa a chi gli avesse indicato quale decisione dovesse davvero prendere. Be', ma come indovinarla? D'altronde, mancava anche il...
4. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 5
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Часть текста: notte era orribile, una notte di novembre umida, nebbiosa, piovosa, nevosa, piena di congestioni, di raffreddori, di angine, di febbri di ogni specie e qualità possibili: a farla breve, di tutti i regali che elargisce il novembre pietroburghese! Il vento urlava nelle strade desolate, sollevando l'acqua scura della Fontanka fin sopra le catene del ponte e sfiorando minaccioso i sottili lampioni del lungofiume, che a loro volta rispondevano ai suoi ululati con scricchiolii acuti e penetranti, il che costituiva un concerto infinito di stridii e tremolii, ben conosciuto a tutti gli abitanti di Pietroburgo. La pioggia cadeva mista a neve, violente spruzzate di acqua lacerate dal vento schizzavano quasi in orizzontale, come da una pompa antincendio, e pungevano e frustavano il viso dell'infelice Goljadkin, con la forza di migliaia di spilli e forcine. Nel silenzio della notte, rotto soltanto dal rumoreggiare lontano delle carrozze, dall'ululato del vento e dallo scricchiolio dei lampioni, si sentivano tristemente risuonare le sferzate e il ribollire dell'acqua che scrosciava dai tetti, dai terrazzini, dalle grondaie e dai cornicioni sul granito dei marciapiedi. Non c'era anima viva né vicina né lontana, e sembrava impossibile che ce ne potessero essere, a quell'ora e con quel tempo. Soltanto Goljadkin, solo con la sua disperazione, trotterellava in quel...
5. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник)
Входимость: 8. Размер: 19кб.
Часть текста:      (Casa di reclusione - Opera) Fëdor Dostoevskij IL SOSIA Poema pietroburghese Capitolo 1 Mancava poco alle otto del mattino quando il consigliere titolare Jakòv Petrovic' Goljadkin si svegliò da un lungo sonno, fece uno sbadiglio, si stiracchiò e aprì finalmente del tutto gli occhi. Per due minuti, però, rimase disteso immobile nel suo letto come un uomo non completamente certo di essere sveglio o di dormire ancora e se tutto ciò che gli capita intorno sia realtà o non piuttosto la continuazione di un fantastico sogno. Ma ben presto i sensi del signor Goljadkin ripresero a cogliere, più chiare e più precise, le consuete, abituali impressioni. Le affumicate pareti verde sporco della sua stanzetta lo guardarono familiarmente, il comò di mogano, le sedie finto mogano, la tavola dipinta di rosso, il divano alla turca d'incerata rossa a fiorellini verdognoli e, ancora, il vestito di cui in gran fretta si era liberato la sera prima e che aveva buttato malamente sul divano. Infine una grigia giornata autunnale, cupa e sporca, fece capolino nella stanza attraverso i vetri appannati della finestra con un'aria così stizzita e una smorfia così acida che il signor Goljadkin non poté più avere nessun dubbio di trovarsi non in un qualche favoloso reame dall'altra parte del mondo, ma a Pietroburgo, nella capitale, in via delle Sei Botteghe, nel suo appartamentino al quarto piano di un grande palazzo. Fatta una simile importante scoperta, Goljadkin chiuse freneticamente gli occhi, quasi a rimpiangere il sogno di poco prima e a desiderare di farlo ritornare, almeno per un momento. Ma un attimo dopo saltò di colpo giù dal letto, colpito finalmente dall'idea intorno alla quale si erano andati aggirando fino a quel momento i suoi distratti pensieri non ancora irreggimentati in un ordine ben definito. Appena ...
6. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 14
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Часть текста: esclamai, afferrando la lettera. Le mani mi tremavano, e le righe saltellavano davanti ai miei occhi. Ho dimenticato le precise espressioni della lettera, ma eccola, se non proprio parola per parola, almeno pensiero per pensiero. "Mademoiselle," scriveva De-Grieux, "sfavorevoli circostanze mi costringono a partire immediatamente. Voi certo avrete notato che a bella posta ho evitato di avere con voi una spiegazione definitiva fino a quando non si fossero chiarite tali circostanze. L'arrivo della vecchia (de la vieille dame), vostra parente, e il suo assurdo comportamento hanno messo fine alle mie perplessità. I miei affari dissestati mi impediscono di continuare a nutrire le dolci speranze delle quali mi ero permesso di pascermi per qualche tempo. Mi rammarico di quello che è accaduto, ma spero che nella mia condotta non troverete niente d'indegno di un gentiluomo e di un onest'uomo (gentilhomme et honnête homme). Avendo perso quasi tutto il mio denaro nei crediti concessi al vostro patrigno, mi trovo nell'assoluta necessità di approfittare di quello che mi resta: ho già dato istruzioni ai miei amici di Pietroburgo...
7. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 7
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Часть текста: lo porto? Vado a impiccarmi da solo... Cosa penserà mai Petruska nel vederci insieme? Che cosa avrà ora l'audacia di gabolare, quel mascalzone? e lui è un tipo sospettoso..." Ma ormai era troppo tardi per pentirsi; Goljadkin bussò, la porta si aprì e subito Petruska cominciò a togliere il cappotto all'ospite e al padrone. Goljadkin diede un'occhiata di sbieco a Petruska, gli lanciò appena uno sguardo rapido, cercando, attraverso l'espressione del viso, di scoprirne i pensieri. Ma, con suo enorme stupore, vide che il suo domestico era mille miglia lontano dal mostrarsi meravigliato: sembrava addirittura che si aspettasse qualcosa di simile. Naturalmente ora guardava in cagnesco, di traverso e sembrava pronto a divorare chi sa chi. "Sta a vedere che qualcuno oggi li ha stregati tutti!" pensava il nostro eroe, "che qualche demonio abbia fatto il giro? Senza dubbio oggi c'è in tutti qualcosa di particolare. Che il diavolo mi porti, è un bel tormento!" Ecco che, continuando a rimuginare in tal modo, Goljadkin portò l'ospite nella sua stanza e lo pregò umilmente di accomodarsi. L'ospite, era chiaro, era in grandissimo imbarazzo e, intimidito, seguiva umilmente tutti i movimenti del padrone di casa, si attaccava a ogni suo sguardo e sembrava che cercasse di indovinarne i pensieri. In tutti i suoi gesti c'era qualcosa di avvilito, di...
8. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 4
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Часть текста: 4 Il giorno, il festoso giorno del compleanno di Klara Olsùfevna, figlia unica del consigliere di stato Bernadeiev, un tempo benefattore del signor Goljadkin, giorno diventato celebre per uno splendido, grandioso pranzo di gala, un pranzo come da lungo tempo non si era più visto di simile tra le pareti degli appartamenti di funzionari presso il ponte Izmajlovskij e nei dintorni, pranzo più somigliante a un convito di Baldassarre che a un pranzo, che rievocava un qualcosa di babilonese quanto a splendore, lusso e decoro, con profusione di champagne Cliquot, di ostriche e di frutta provenienti dai negozi di Elessev e di Miljutin, con ogni specie di ben nutriti vitellini e con tanto di "tabella dei ranghi" (1) dei funzionari in vista; questo festoso giorno, celebrato con un così grandioso pranzo, si concluse con un brillantissimo ballo, un piccolo ballo di famiglia tra intimi, ballo brillantissimo tuttavia per il buon gusto, l'eleganza e il decoro. Certo, io sono perfettamente d'accordo nel dire che balli di questo genere se ne vedono, sì, ma molto di rado. Serate danzanti come quelle, più simili a feste di famiglia che a balli veri...
9. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 8
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Часть текста: Двойник) Capitolo 8 Capitolo 8 Il giorno dopo Goljadkin si svegliò come al solito alle otto; e, appena sveglio, gli si ricordò subito degli avvenimenti della sera precedente: se ne ricordò e si rabbuiò in viso. "Una parte da stupido ho recitato ieri sera!" pensò, sollevandosi sul letto e gettando un'occhiata al letto dell'ospite. Ma quale stupore! Nella camera non solo non c'era più l'ospite, ma nemmeno il letto! "Che significa questo? Che vuol dire questa nuova circostanza?" Mentre Goljadkin, sbalordito, guardava a bocca aperta il posto vuoto, la porta scricchiolò e entrò Petruska, che portava il vassoio col tè. "Ma dov'è? Dov'è?" pronunciò con voce appena udibile il nostro eroe, indicando col dito il posto occupato la sera prima dall'ospite. Petruska non rispose e non guardò nemmeno il suo padrone, ma girò gli occhi verso l'angolo a destra, tanto che lo stesso Goljadkin fu spinto a guardare anche lui in quell'angolo. Però, dopo un breve silenzio, Petruska, con voce rauca e ruvida rispose "che il padrone non era in...
10. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок)
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Часть текста: Roulettenburg. Pensavo di essere atteso con chi sa quale ansia, e invece mi sbagliavo. Il generale mi accolse con una disinvoltura eccessiva, mi parlò squadrandomi dall'alto in basso e mi mandò da sua sorella. Era evidente che da qualche parte erano riusciti a procurarsi del denaro. Ebbi addirittura l'impressione che il generale mi guardasse con un certo imbarazzo. Màrja Filìppovna, indaffaratissima, mi liquidò con poche parole; prese, però, il denaro, lo contò e ascoltò il mio rapporto. A pranzo erano attesi Mezentzòv, il francesino e un inglese; come sempre, quando c'era denaro, subito inviti a pranzo: secondo l'uso moscovita. Polina Aleksàndrovna, vedendomi, mi chiese come mai fossi rimasto assente tanto a lungo. Ma non aspettò nemmeno la risposta e se ne andò. Si capisce, l'aveva fatto apposta. Però dovevo parlarle a ogni costo. Molte cose si erano accumulate. Mi era stata assegnata una piccola stanza, al quarto piano dell'albergo: si sa qui che io appartengo al "seguito del generale". Da ogni cosa si capisce che essi sono riusciti a dare nell'occhio. Qui il generale è creduto un ricchissimo magnate russo. Ancora prima di pranzo, ha fatto in tempo, tra gli altri incarichi, a darmi due biglietti da mille franchi da cambiare, la qual cosa feci alla segreteria...