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Cлово "VERO"


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1. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 15
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2. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 9
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3. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 8
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4. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 12
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5. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 11
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6. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 5
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7. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 10
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8. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 17
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9. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок)
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10. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 2
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11. Идиот (часть 1, глава 9)
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12. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 10
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13. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 4
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14. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 7
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15. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 3
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16. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 16
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17. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 8
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18. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 6
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19. Dostoevsky. The Possessed (English. Бесы). Part II. Chapter VI. Pyotr Stepanovitch is busy
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20. Бесы (часть 2, глава 6)
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21. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 13
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22. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 11
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23. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 5
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24. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 7
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25. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 4
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26. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 6
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27. Dostoevsky. The Idiot (English. Идиот). Part I. Chapter IX
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28. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 14
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1. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 15
Входимость: 10. Размер: 26кб.
Часть текста: con una fissità tremenda, ma senza muoversi dal suo posto, senza cambiare posizione. "Ho vinto duecentomila franchi" gridai, buttando sul tavolo l'ultimo rotolo. L'enorme mucchio di biglietti e di rotoli d'oro occupava tutto il tavolo e non potevo distoglierne lo sguardo; a tratti, dimenticavo perfino Polina. Ora mi mettevo a riordinare quei mucchi di biglietti di banca, riunendoli tutti insieme, ora disponevo in un solo mucchio l'oro; ora lasciavo tutto e mi mettevo a camminare a passi rapidi per la stanza, soprappensiero; poi a un tratto mi avvicinavo di nuovo al tavolo e riprendevo a contare il denaro. Di colpo, come ritornando in me stesso, mi lanciai verso la porta e la chiusi in fretta con due giri di chiave. Poi mi fermai davanti alla mia piccola valigia. "Devo mettere tutto nella valigia fino a domani?" chiesi, girandomi a un tratto verso Polina, come ricordandomi improvvisamente di lei. Lei sedeva ancora immobile, allo stesso posto, ma mi seguiva attentamente con lo sguardo. Il suo viso aveva una certa strana espressione; quell'espressione non mi piacque! Non sbaglio, se dico che in essa c'era dell'odio... Mi avvicinai alla fanciulla. "Polina, ecco venticinquemila fiorini: sono cinquantamila franchi, e anche più. Prendeteli, e domani sbatteteglieli sul viso." Lei non mi rispose. "Se volete, glieli porterò io stesso domattina presto. Va bene?" Si mise improvvisamente a ridere, e rise a lungo. Io la guardavo stupefatto e con un senso di tristezza. Quel modo di ridere era molto simile al suo recente ridere di me, frequente e ironico, che seguiva sempre le mie più appassionate dichiarazioni. Finalmente smise e si...
2. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 9
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Часть текста: come se non fossi io" pensava Goljadkin; "lascio perdere tutto; non sono io, e tutto è finito: lui pure, forse, se ne starà per conto suo; brancolerà un po', il birbante, certo, si rigirerà, ma finirà con il piantarla pure lui. Sicuro, ecco come stanno le cose! Io raggiungerò lo scopo con la rassegnazione. E poi, dov'è il pericolo? E che pericolo c'è? Vorrei proprio che qualcuno mi facesse vedere un pericolo in questa faccenda. E' una cosa da niente! Una storia comunissima!" A questo punto Goljadkin si fermò. Le parole gli morirono in gola; poi arrivò addirittura a insultarsi per quel pensiero e giunse al punto di convincersi di essere un vile e meschino per avere avuto quel pensiero, la faccenda però non si mosse di un'unghia dal punto in cui si trovava. Si rendeva conto che per lui era una inevitabile necessità prendere una decisione in quel preciso momento; si rendeva perfino conto che avrebbe dato chissà cosa a chi gli avesse indicato quale decisione dovesse davvero prendere. Be', ma come indovinarla? D'altronde, mancava anche il tempo per provare a indovinarla. In ogni caso, per non perdere minuti preziosi, noleggiò una carrozza e via a casa, come il vento. "Ebbene? come ti senti adesso?" pensò. "Come favorite di sentirvi, Jakòv Petrovic'? che cosa...
3. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 8
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Часть текста: il vassoio col tè. "Ma dov'è? Dov'è?" pronunciò con voce appena udibile il nostro eroe, indicando col dito il posto occupato la sera prima dall'ospite. Petruska non rispose e non guardò nemmeno il suo padrone, ma girò gli occhi verso l'angolo a destra, tanto che lo stesso Goljadkin fu spinto a guardare anche lui in quell'angolo. Però, dopo un breve silenzio, Petruska, con voce rauca e ruvida rispose "che il padrone non era in casa". "Sei stupido, sai: il tuo padrone sono io, Petruska" esclamò Goljadkin con voce spezzata e guardando con gli occhi sbarrati il suo domestico. Petruska non rispose, ma fissò Goljadkin in un modo che quello arrossì fino alle orecchie; quello sguardo aveva un'aria di rimprovero così oltraggiosa, da essere davvero simile a un'ingiuria. A Goljadkin cascarono, come si suol dire, le braccia. Finalmente Petruska spiegò che già da un'ora e mezzo "l'altro" se ne era andato e non aveva voluto aspettare. Certamente la risposta era verosimile e credibile; si vedeva che Petruska non mentiva, che quello sguardo insultante e la parola "l'altro" da lui usata, non era che una conseguenza della nota, disgraziata vicenda, capiva però, anche se vagamente, che lì c'era qualcosa che non andava e che il destino gli ...
4. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 12
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Часть текста: da lontano il barone e la baronessa Wurmerhelm, lei li guardò distrattamente e, con assoluta indifferenza, disse: "Ah!" e, giratasi rapidamente verso Potapytch e Marfa che venivano dietro, brontolò: "Be', perché vi siete appiccicati a me? Non posso portarvi ogni volta! Tornate a casa! Mi basti anche tu" aggiunse rivolta a me, quando quelli, dopo essersi frettolosamente inchinati, si avviarono verso casa. Al Casinò la nonna era ormai attesa. Le fu subito liberato lo stesso posto dell'altra volta, vicino al croupier. Mi sembra che questi croupiers, sempre così composti e con l'aria di comuni impiegati ai quali è quasi perfettamente indifferente che il banco vinca o perda, non lo siano poi completamente e che, senza dubbio, siano forniti di istruzioni appropriate per attirare i giocatori e per meglio controllare l'interesse dello stato: per la qual cosa, naturalmente, ricevono ricompense e premi. Per lo meno, la nonna era già considerata una vittima. Poi, quello che i nostri supponevano, successe. Ecco come andò. La nonna si buttò difilato sullo zero e ordinò di puntare subito dodici...
5. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 11
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Часть текста: passavano accanto per osservarla più da vicino. Mister Astley, in disparte, parlava di lei con due suoi conoscenti inglesi, mentre alcune signore spettatrici la guardavano con solenne perplessità come un prodigio. De-Grieux si profondeva in sorrisi e in rallegramenti. "Quelle victoire! (1)" esclamava. "Mais, madame, c'etait du feu (2)" aggiunse con un sorriso incantevole mademoiselle Blanche. "Sissignori, mi ci sono buttata e ho vinto dodicimila fiorini! Ma che dodici! E l'oro? Con l'oro sono quasi tredicimila. E quant'è in moneta nostra? Saranno seimila rubli, no?" Risposi che, al cambio del momento, erano circa settemila e che, magari, si sarebbe arrivati anche a otto. "Uno scherzo, ottomila! E voi, citrulli, ve ne state qui senza far niente! Potapytch, Marfa, avete visto?" "Màtushka, ma come avete fatto? Ottomila rubli..." esclamò Marfa, agitandosi tutta. "Prendete, eccovi cinque marenghi per ciascuno..." Potapytch e Marfa si precipitarono a baciarle la mano. "Anche...
6. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 5
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Часть текста: sapere di che si tratta?" mi rispose in tono asciutto e seccato. "Sapete che il generale ha tutto il suo ipotecato presso di lui, tutta la proprietà, e che, se la nonna non morirà, il francese entrerà immediatamente in possesso di tutto ciò che è sotto ipoteca." "Ah, è dunque proprio vero che tutto è ipotecato? L'avevo sentito dire, ma non sapevo che si trattasse proprio di tutto." "E come no?" "E allora addio, mademoiselle Blanche!" osservai. "Allora non diventerà generalessa! Sapete? Mi sembra che il generale sia innamorato al punto da arrivare magari a uccidersi se mademoiselle Blanche lo dovesse piantare. Alla sua età è pericoloso innamorarsi." "Sono anch'io del parere che gli succederà qualcosa" osservò Polina Aleksàndrovna, pensierosa. "Magnifico!" gridai io. "Non si potrebbe dimostrare in maniera più brutale che lei acconsentiva a sposarlo solo per il denaro. Neanche le convenienze sono state salvate, tutto fatto senza cerimonie. E' straordinario! E, a proposito della nonna, che cosa ci può essere di più comico e di più ripugnante che il mandare un telegramma dietro l'altro per domandare se è morta o no? Eh? Che ve ne sembra, Polina Aleksàndrovna?" "Tutte queste sono sciocchezze" mi disse con disgusto, interrompendomi. "Io, invece, mi meraviglio che voi siate in così allegra disposizione di spirito. Perché siete cosi contento? Forse perché avete perduto il mio denaro?" "Perché me l'avete dato da perdere? Ve lo avevo detto che non posso giocare per gli altri, e tanto meno per voi. Io vi obbedisco in qualsiasi cosa mi...
7. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 10
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Часть текста: da una parte e dall'altra, ora su un fianco ora sull'altro, esclamando, ansimando, prendendo sonno per un istante e dopo un istante svegliandosi di nuovo, e tutto ciò accompagnato da una strana angoscia, da confusi ricordi, da orrende visioni... in una parola, da tutto ciò che si può trovare di più sgradevole... Ora gli appariva davanti, immersa in una strana, misteriosa penombra, la figura di Andréj Filìppovic'; una figura asciutta, scontrosa, dallo sguardo freddo, crudele, con quel suo rimbrottare rigido e cortese... Ma, non appena Goljadkin cominciava ad avvicinarsi ad Andréj Filìppovic' per giustificarsi in certo qual modo ai suoi occhi, così e così, e dimostrargli che lui non era come lo dipingevano i suoi nemici, che, ecco, lui era questo e quello, e che anzi aveva, oltre alle comuni innate sue qualità, anche questo e quest'altro... ecco che appariva immediatamente la persona nota per le sue basse intenzioni e, con qualche espediente dei più stomachevoli, in un colpo solo demoliva tutte le sue iniziative e proprio lì, quasi sotto il naso di Goljadkin, diffamava energicamente la sua reputazione, calpestava nel fango il suo amor proprio e poi, senza perdere tempo, prendeva il suo posto nell'ufficio e in società. Ora Go]jadkin sentiva un certo prurito alla testa causato da qualche scappellotto, da poco tempo ben meritato e umilmente accettato, ricevuto o nella vita comune oppure là in servizio, colpettino contro il quale era difficile protestare... E, mentre Goljadkin cominciava già ad...
8. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 17
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Часть текста: peggio di un mendicante! Ma che mendicante! Me ne infischio della mendicità! Mi sono semplicemente rovinato! Del resto, non c'è quasi niente con cui poter fare confronti, e è proprio inutile farsi la morale. Niente ci può essere di più assurdo, al giorno d'oggi, della morale! Oh, gli uomini soddisfatti di se stessi, con quale orgoglioso compiacimento sono pronti, quei chiacchieroni, a pronunciare la loro sentenza! Se sapessero fino a che punto io stesso capisco tutto quanto c'è di ripugnante nella mia attuale situazione, non muoverebbero certo la lingua per darmi insegnamenti. E poi, che cosa possono dirmi di nuovo, che io già non sappia? Ma si tratta forse di questo? Il fatto è che basta un giro di ruota per cambiare tutto, e quegli stessi moralisti verrebbero per primi (ne sono convinto) a rallegrarsi amichevolmente con me. E allora non mi volterebbero le spalle come fanno adesso. Ma me ne infischio di tutti loro! Che cosa sono io, adesso? Uno zero. Che cosa posso essere domani? Domani posso risuscitare dai morti e ricominciare a vivere! Posso ritrovare in me l'uomo, fino a che non è ancora perduto! Allora andai davvero a...
9. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок)
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Часть текста: da qualche parte erano riusciti a procurarsi del denaro. Ebbi addirittura l'impressione che il generale mi guardasse con un certo imbarazzo. Màrja Filìppovna, indaffaratissima, mi liquidò con poche parole; prese, però, il denaro, lo contò e ascoltò il mio rapporto. A pranzo erano attesi Mezentzòv, il francesino e un inglese; come sempre, quando c'era denaro, subito inviti a pranzo: secondo l'uso moscovita. Polina Aleksàndrovna, vedendomi, mi chiese come mai fossi rimasto assente tanto a lungo. Ma non aspettò nemmeno la risposta e se ne andò. Si capisce, l'aveva fatto apposta. Però dovevo parlarle a ogni costo. Molte cose si erano accumulate. Mi era stata assegnata una piccola stanza, al quarto piano dell'albergo: si sa qui che io appartengo al "seguito del generale". Da ogni cosa si capisce che essi sono riusciti a dare nell'occhio. Qui il generale è creduto un ricchissimo magnate russo. Ancora...
10. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 2
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Часть текста: tutto la straordinaria grandiosità e lo sfarzo delle sale da giuoco delle città sul Reno dove c'è la roulette, e in secondo luogo i mucchi d'oro che, a sentire loro, giacerebbero sui tavoli. E sì che non sono pagati per questo: scrivono queste cose così, con una disinteressata compiacenza. Nessuna grandiosità e nessuno sfarzo in queste sudicie sale; e, quanto all'oro, non solo non giace a mucchi sui tavoli, ma è tanto se lo si vede qualche volta comparire. Naturalmente può accadere nel corso della stagione che capiti qualche tipo originale, o un inglese o un qualche asiatico, un turco, come quest'estate, che di colpo perda o guadagni moltissimo; gli altri giocatori puntano piccole somme e, mediamente, sui tavoli si trova sempre poco denaro. Appena entrai nella sala da giuoco (era la prima volta nella mia vita) rimasi ancora un po' di tempo senza decidermi a giocare. E per di più la folla mi spingeva. Ma anche se fossi stato solo, anche allora, penso, me ne sarei andato subito e non avrei cominciato a giocare. Confesso che il cuore mi batteva forte e che avevo perso tutto il mio sangue freddo; sapevo con certezza, e da molto tempo lo avevo deciso, che da Roulettenburg non me ne sarei andato così, semplicemente; nel mio destino sarebbe sopravvenuto qualcosa di radicale e di definitivo. Così deve essere e così sarà. Per quanto sia ridicolo che io mi aspetti tanto dalla roulette, mi sembra ancora più ridicola l'opinione comune, accettata da tutti, che è assurdo e stupido aspettarsi qualcosa dal gioco. Perché il gioco dovrebbe essere peggiore di qualsiasi altro mezzo per far quattrini come, per esempio, del commercio? Vero è che, su cento, uno solo vince, ma a me che importa? Comunque decisi, per...