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1. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 9
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2. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 10
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3. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 3
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4. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 7
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5. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 6
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1. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 9
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Часть текста: sul conto della quale si spedivano e si ricevevano telegrammi; era quella vecchia sempre sul punto di morire ma che non moriva mai e che, d'improvviso, era piombata in persona tra di noi, come una tegola sulla testa. Era apparsa, benché senza l'uso delle gambe e portata come sempre negli ultimi cinque anni in poltrona, ardita, battagliera, contenta di sé, eretta sul busto, come suo solito, gridando forte e imperiosamente, rampognando tutti, proprio come io avevo avuto l'onore di vederla due volte da quando ero entrato come precettore in casa del generale. Naturalmente rimasi davanti a lei come impietrito dallo stupore. Già a cento passi di distanza, mentre la portavano dentro sulla poltrona, lei mi aveva visto con il suo occhio di lince, mi aveva riconosciuto e mi chiamava con il nome e con il patronimico che lei, com'era sua abitudine, aveva imparato una volta per sempre. "E proprio lei si aspettavano di vedere chiusa nella bara dopo aver lasciato l'eredità?" mi passò a volo nella mente. "Lei che vivrà più a lungo di noi e di tutto l'albergo! Mio Dio, ma che succederà ora ai nostri, che succederà al generale? Quella, adesso, metterà sottosopra tutto!" "Dunque, bàtiushka, perché te ne stai lì impalato con gli occhi sbarrati?" continuava a gridare la nonna. "Salutare, dare il benvenuto non sai, eh? O ti dai delle arie e non vuoi farlo? Senti, Potapytch," disse rivolta a un vecchietto canuto in frac e cravatta bianca con una rosea calvizie, il suo maggiordomo che l'accompagnava nel viaggio, "senti, non mi riconosce! Mi avevano già seppellita! Mandavano un telegramma dietro l'altro: è morta o non è morta? So tutto! E io,...
2. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 10
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Часть текста: sa perché, avevano dato un appartamento così lussuoso da sembrare persino esagerato: quattro stanze arredate splendidamente, con il bagno, camere per i domestici, una stanzetta particolare per la cameriera eccetera eccetera... Effettivamente quelle stanze erano state occupate la settimana prima da non so quale "grande duchesse" il che, è naturale, veniva subito riferito ai nuovi ospiti per dare più valore all'appartamento. Portarono o, per meglio dire, spinsero la nonna per tutte le stanze, e lei le osservò con severa attenzione. Il capo cameriere, un uomo già anziano dalla testa pelata, la accompagnava con deferenza in questa prima visita. Non so per chi prendessero la nonna ma, a quanto pare, per una persona importante e, soprattutto, ricchissima. Nel registro scrissero subito: "Madame la Générale, princesse de Tarassevìtcheva" nonostante la nonna non sia mai stata principessa. La servitù, lo scompartimento riservato, quell'inutile montagna di cassette, valigie e persino i bauli arrivati insieme con la nonna, avevano probabilmente dato inizio al suo prestigio; e la poltrona, il tono, la voce imperiosa della vecchia, le sue domande stravaganti fatte con la più grande disinvoltura e con l'aria di non ...
3. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 3
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Часть текста: e la sua fierezza con tutti. Lei sa, per esempio, che io l'amo pazzamente, mi permette perfino di parlarle della mia passione e, naturalmente, in nessun altro modo potrebbe esprimere di più il suo disprezzo che con questo permesso di rivelarle senza ostacoli e senza divieti il mio sentimento. "Significa" pensa lei, "che stimo tanto poco i tuoi sentimenti che mi è proprio indifferente qualunque cosa tu dica e tu senta per me". Anche prima mi parlava molto dei suoi affari, ma non era mai stata completamente sincera. Non solo, ma nella sua noncuranza verso di me c'erano, per esempio, raffinatezze di questo genere: lei sapeva, mettiamo, che conoscevo una data circostanza della sua vita o che sapevo qualcosa che l'inquietava grandemente; lei stessa me ne raccontava persino alcuni particolari se aveva bisogno di servirsi di me per i suoi scopi, come uno schiavo o un galoppino; ma raccontava sempre e solo quel tanto che deve sapere una persona che serva per commissioni e se ancora non mi era nota l'intera concatenazione degli avvenimenti, pur vedendo come mi inquietavo e mi tormentavo per le sue pene e le sue preoccupazioni, non si sarebbe comunque mai degnata di calmarmi pienamente con un'amichevole franchezza; anche se, servendosi non di rado di me per commissioni non solo fastidiose ma persino pericolose, avrebbe dovuto, secondo il mio parere, essere sincera con me. Ma vale forse la pena di preoccuparsi dei miei sentimenti, del fatto che io mi agito e forse mi tormento e mi inquieto tre volte più di lei, per i suoi crucci e i suoi insuccessi? Già da tre settimane ero al corrente della sua intenzione di giocare alla roulette. Mi aveva persino avvertito che avrei dovuto farlo al posto suo, perché per lei sarebbe stato sconveniente giocare. Dal tono delle sue parole mi ero subito reso conto che doveva avere qualche seria preoccupazione e non il...
4. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 7
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Часть текста: Ma, con suo enorme stupore, vide che il suo domestico era mille miglia lontano dal mostrarsi meravigliato: sembrava addirittura che si aspettasse qualcosa di simile. Naturalmente ora guardava in cagnesco, di traverso e sembrava pronto a divorare chi sa chi. "Sta a vedere che qualcuno oggi li ha stregati tutti!" pensava il nostro eroe, "che qualche demonio abbia fatto il giro? Senza dubbio oggi c'è in tutti qualcosa di particolare. Che il diavolo mi porti, è un bel tormento!" Ecco che, continuando a rimuginare in tal modo, Goljadkin portò l'ospite nella sua stanza e lo pregò umilmente di accomodarsi. L'ospite, era chiaro, era in grandissimo imbarazzo e, intimidito, seguiva umilmente tutti i movimenti del padrone di casa, si attaccava a ogni suo sguardo e sembrava che cercasse di indovinarne i pensieri. In tutti i suoi gesti c'era qualcosa di avvilito, di abbattuto, di spaventato, tanto che, se potrà valere il paragone, assomigliava in quel momento a un uomo che, non avendo un abito suo, indossasse quello di un altro: le maniche gli salgono in alto, la vita arriva quasi alla nuca e lui, ora non fa che aggiustarsisi il panciotto troppo corto, ora dà di fianco e si sposta da una parte, ora studia il momento giusto per rintanarsi in qualche angoletto, ora fissa gli occhi su tutti e tende l'orecchio se mai qualcuno non accenni alla sua condizione, non rida alle sue spalle e non si vergogni di lui... e quest'uomo si sente avvampare, quest'uomo si smarrisce, e il suo orgoglio ne soffre... Goljadkin posò il cappello sulla finestra; per un movimento brusco il cappello cadde sul pavimento. L'ospite si precipitò a raccoglierlo, lo ripulì dalla polvere, lo rimise con attenzione al ...
5. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 6
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Часть текста: può a volte trascinare un uomo, fino a che punto può arrivare l'accanimento di un nemico che voglia vendicare il suo onore e il suo amor proprio. Per di più, le membra indolenzite di Goljadkin, la testa annebbiata, le reni spezzate e un maligno raffreddore testimoniavano con evidente chiarezza e sostenevano tutta la verosimiglianza di quella passeggiata notturna e, in parte, di tutto quanto era accaduto durante quella passeggiata. E poi, infine, Goljadkin stesso sapeva benissimo che quelle certe persone stavano complottando da un bel pezzo qualche cosa e che, là con loro, c'era qualcun altro. Ma che fare? Dopo averci riflettuto sù un po', Goljadkin prese la decisione di starsene zitto, di rassegnarsi e di non protestare per quella faccenda fino a quando non si presentasse un momento più opportuno. "Sì, forse hanno solo avuto l'intenzione di spaventarmi e, quando vedranno che io me ne sto zitto, non protesto, mi rassegno docilmente e sopporto con umiltà, forse faranno marcia indietro, spontaneamente, anzi saranno i primi a fare marcia indietro." Ecco quali pensieri giravano per la mente di Goljadkin mentre, stirandosi nel letto e sgranchendosi le membra rotte, aspettava, come al solito, che Petruska facesse la sua comparsa in camera. Aspettava già da un quarto d'ora; sentiva che quel poltrone di Petruska si affaccendava, là dietro il tramezzo, attorno al samovàr, ma intanto in nessun modo si decideva a chiamarlo. Diremo di più: Goljadkin, ora, temeva perfino un po' l'incontro con Petruska. "Sa Iddio," pensava "sa Iddio...