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Cлово "VOLTA"


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1. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 12
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2. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 14
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3. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 10
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4. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок)
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5. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 13
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6. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 17
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7. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 2
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8. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 12
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9. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 4
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10. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 2
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11. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 16
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12. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 13
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13. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 10
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14. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 6
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15. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 8
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16. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 9
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17. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 4
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18. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 8
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19. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 11
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20. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 3
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21. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 6
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22. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 5
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23. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 9
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24. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 5
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25. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 15
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26. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник)
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27. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 7
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28. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 11
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1. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 12
Входимость: 10. Размер: 30кб.
Часть текста: e, in generale, molto distratta. Lungo la strada, per esempio, non mi rivolse nessuna domanda. Solo alla vista di una lussuosa carrozza che era passata accanto a noi come un turbine, alzò una mano e chiese: "Che cos'è? Di chi sono i cavalli?" ma credo che non abbia nemmeno sentito la mia risposta; il suo fantasticare era continuamente interrotto da rapidi movimenti del corpo e da brusche e impazienti uscite. Quando, ormai già vicini al Casinò, le indicai da lontano il barone e la baronessa Wurmerhelm, lei li guardò distrattamente e, con assoluta indifferenza, disse: "Ah!" e, giratasi rapidamente verso Potapytch e Marfa che venivano dietro, brontolò: "Be', perché vi siete appiccicati a me? Non posso portarvi ogni volta! Tornate a casa! Mi basti anche tu" aggiunse rivolta a me, quando quelli, dopo essersi frettolosamente inchinati, si avviarono verso casa. Al Casinò la nonna era ormai attesa. Le fu subito liberato lo stesso posto dell'altra volta, vicino al croupier. Mi sembra che questi croupiers, sempre così composti e con l'aria di comuni impiegati ai quali è quasi perfettamente indifferente che il banco vinca o perda, non lo siano poi completamente e che, senza dubbio, siano forniti di istruzioni appropriate per attirare i giocatori e per meglio controllare l'interesse dello stato: per la qual cosa, naturalmente, ricevono ricompense e premi. Per lo meno, la nonna era già considerata una vittima. Poi, quello che i nostri supponevano, successe. Ecco come andò. La nonna si buttò difilato sullo zero e ordinò di puntare subito ...
2. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 14
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Часть текста: in tono strano. Era pallida, e aveva un'espressione cupa. "Come, che c'è? Voi? Qui, da me?" "Se io vengo, vengo tutta. E' la mia abitudine. Lo vedrete subito: accendete una candela." Accesi la candela. Lei si alzò, si avvicinò al tavolo e mise davanti a me una lettera dissigillata. "Leggete!" mi ordinò. "Questa... questa è la calligrafia di De-Grieux!" esclamai, afferrando la lettera. Le mani mi tremavano, e le righe saltellavano davanti ai miei occhi. Ho dimenticato le precise espressioni della lettera, ma eccola, se non proprio parola per parola, almeno pensiero per pensiero. "Mademoiselle," scriveva De-Grieux, "sfavorevoli circostanze mi costringono a partire immediatamente. Voi certo avrete notato che a bella posta ho evitato di avere con voi una spiegazione definitiva fino a quando non si fossero chiarite tali circostanze. L'arrivo della vecchia (de la vieille dame), vostra parente, e il suo assurdo...
3. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 10
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Часть текста: notte in una specie di dormiveglia, girandosi da una parte e dall'altra, ora su un fianco ora sull'altro, esclamando, ansimando, prendendo sonno per un istante e dopo un istante svegliandosi di nuovo, e tutto ciò accompagnato da una strana angoscia, da confusi ricordi, da orrende visioni... in una parola, da tutto ciò che si può trovare di più sgradevole... Ora gli appariva davanti, immersa in una strana, misteriosa penombra, la figura di Andréj Filìppovic'; una figura asciutta, scontrosa, dallo sguardo freddo, crudele, con quel suo rimbrottare rigido e cortese... Ma, non appena Goljadkin cominciava ad avvicinarsi ad Andréj Filìppovic' per giustificarsi in certo qual modo ai suoi occhi, così e così, e dimostrargli che lui non era come lo dipingevano i suoi nemici, che, ecco, lui era questo e quello, e che anzi aveva, oltre alle comuni innate sue qualità, anche questo e quest'altro... ecco che appariva immediatamente la persona nota per le sue basse intenzioni e, con qualche espediente dei...
4. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок)
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Часть текста: il francesino e un inglese; come sempre, quando c'era denaro, subito inviti a pranzo: secondo l'uso moscovita. Polina Aleksàndrovna, vedendomi, mi chiese come mai fossi rimasto assente tanto a lungo. Ma non aspettò nemmeno la risposta e se ne andò. Si capisce, l'aveva fatto apposta. Però dovevo parlarle a ogni costo. Molte cose si erano accumulate. Mi era stata assegnata una piccola stanza, al quarto piano dell'albergo: si sa qui che io appartengo al "seguito del generale". Da ogni cosa si capisce che essi sono riusciti a dare nell'occhio. Qui il generale è creduto un ricchissimo magnate russo. Ancora prima di pranzo, ha fatto in tempo, tra gli altri incarichi, a darmi due biglietti da mille franchi da cambiare, la qual cosa feci alla segreteria dell'albergo. Ora ci riterranno dei milionari, almeno per una settimana. Volevo prendere Misha e Nàdja e portarli a fare una passeggiata, ma sulla scala mi chiamarono per conto del generale: si degnava di informarsi su dove avrei portato i bambini. Quest'uomo non può assolutamente guardarmi negli occhi: vorrebbe farlo, ma io, ogni volta, gli rispondo con uno sguardo così fisso, vorrei dire irriverente, che egli sembra confondersi. Con un discorso tronfio, legando alla meglio una frase dopo l'altra e, alla fine, impappinandosi completamente, mi fece capire che dovevo...
5. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 13
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Часть текста: il fiato. Il suo cappotto zuppo d'acqua e diventato pesante lasciava penetrare in tutte le membra una tiepida, antipatica umidità e col proprio peso gli rompeva le gambe, già per conto loro molto indebolite. Una specie di brivido febbrile gli serpeggiava per tutto il corpo con un penetrante e acuto formicolìo; a causa dell'umidità si era riempito di un freddo sudore da malato, e così Goljadkin dimenticò, in questa situazione, di ripetere con la fermezza e la decisione a lui proprie la frase prediletta, cioè che quello, e tutto il resto, in qualsiasi modo probabilmente, anzi sicuramente, si sarebbe aggiustato per il meglio. "Del resto, tutto ciò, per ora, non ha alcuna importanza" aggiunse il nostro robusto eroe, che non si lasciava abbattere, asciugandosi sul viso le gocce di acqua fredda, che scendevano in tutte le direzioni dalla falda del suo cappello tondo, tanto zuppo da non tenere più l'acqua. Dopo avere, in più, considerato che questo non era ancora niente, il nostro eroe volle provare a rannicchiarsi su un tronco d'albero abbastanza robusto, che giaceva abbandonato accanto a un mucchio di legna nel cortile di Olsufij Ivànovic'. Naturalmente non c'era ormai più da pensare alle serenate spagnole e alle scale di seta; ma c'era comunque da pensare a un qualche angoletto isolato, se non caldo, almeno accogliente e nascosto. Lo tentava molto, sia detto per inciso, quell'angoletto nell'ingresso dell'appartamento di Olsufij Ivànovic', dove già una volta, quasi all'inizio di questa storia vera, il nostro eroe...
6. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 17
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Часть текста: di me? E ecco che è passato un anno e mezzo e sono diventato, a mio parere, peggio di un mendicante! Ma che mendicante! Me ne infischio della mendicità! Mi sono semplicemente rovinato! Del resto, non c'è quasi niente con cui poter fare confronti, e è proprio inutile farsi la morale. Niente ci può essere di più assurdo, al giorno d'oggi, della morale! Oh, gli uomini soddisfatti di se stessi, con quale orgoglioso compiacimento sono pronti, quei chiacchieroni, a pronunciare la loro sentenza! Se sapessero fino a che punto io stesso capisco tutto quanto c'è di ripugnante nella mia attuale situazione, non muoverebbero certo la lingua per darmi insegnamenti. E poi, che cosa possono dirmi di nuovo, che io già non sappia? Ma si tratta forse di questo? Il fatto è che basta un giro di ruota per cambiare tutto, e quegli stessi moralisti verrebbero per primi (ne sono convinto) a rallegrarsi amichevolmente con me. E allora non mi volterebbero le spalle come fanno adesso. Ma me ne infischio di tutti loro! Che cosa sono io, adesso? Uno zero. Che cosa posso essere domani? Domani posso risuscitare dai morti e ricominciare a vivere! Posso ritrovare in me l'uomo, fino a che non è ancora perduto! Allora andai davvero a Homburg ma... poi fui di nuovo a Roulettenburg, fui a Spa, fui anche a Baden, dove andai come cameriere del consigliere Hinze, un mascalzone che fu già mio padrone qui. Sì, perché ho fatto anche il lacchè...
7. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 2
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Часть текста: La cosa, anzi, mi sconcertava non poco, ed entrai nelle sale da giuoco con una sensazione molto fastidiosa. Fin dalla prima occhiata, niente là dentro mi piacque. Non posso soffrire la servilità dei "feuilletons" dei giornali di tutto il mondo, e soprattutto quella dei nostri giornali russi, nei quali quasi ogni primavera gli articolisti trattano due argomenti: innanzi tutto la straordinaria grandiosità e lo sfarzo delle sale da giuoco delle città sul Reno dove c'è la roulette, e in secondo luogo i mucchi d'oro che, a sentire loro, giacerebbero sui tavoli. E sì che non sono pagati per questo: scrivono queste cose così, con una disinteressata compiacenza. Nessuna grandiosità e nessuno sfarzo in queste sudicie sale; e, quanto all'oro, non solo non giace a mucchi sui tavoli, ma è tanto se lo si vede qualche volta comparire. Naturalmente può accadere nel corso della stagione che capiti qualche tipo originale, o un inglese o un qualche asiatico, un turco, come...
8. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 12
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Часть текста: Petruska, senza rispondere. si ritirò dietro il tramezzo, poi ricomparve e, in tono piuttosto disinvolto, dichiarò che presto sarebbero state le sette e mezzo. "Bene, caro, bene. Dunque vedi, mio caro... permetti che ti dica... mio caro, che tra noi mi pare che ora sia tutto finito." Petruska taceva. "Be', ora che tra noi tutto è finito, dimmi sinceramente, dimmelo come a un amico, dove sei stato, caro." "Dove sono stato? Tra brave persone..." "Lo so, caro, lo so. Io sono sempre stato soddisfatto di te, mio caro, e il benservito te lo rilascerò... Be', che fai adesso da loro?" "Ebbene, signore, che c'è? Lo sapete anche voi. Si sa che una brava persona non ti insegna niente di male." "Lo so, caro, lo so. In questi nostri tempi le brave persone sono rare, amico; apprezzale, mio caro. Dunque come stanno quelli là?" "Si sa, come... Però io, signore, non posso rimanere al vostro servizio: lo sapete anche voi." "Lo so, caro, lo so: conosco il tuo zelo e la tua diligenza: vedevo tutto, mio caro, e tutto notavo. Io, amico mio, ti stimo. Una brava e onesta persona, sia pure un servo, io la stimo." "Ebbene, si sa! Noi, naturalmente, dove meglio stiamo... lo sapete anche voi... E' così! A me che importa! Si sa, signore, che senza un bravo domestico non è possibile..." "Bene, bene, caro: io comprendo tutto questo... Su, eccoti il tuo denaro e il tuo certificato. Ora, caro, baciamoci e salutiamoci... E ora, mio caro, ti prego di un servizio, l'ultimo servizio" disse Goljadkin in tono solenne. "Lo vedi, mio caro, ne capitano di tutti i colori. Il dolore, mio caro, si nasconde anche nei palazzi, dal dolore non c'è modo di fuggire. Tu sai, amico mio, che io, con te sono sempre stato affettuoso, mi pare..." Petruska taceva. "Io, mi pare, sono...
9. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 4
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Часть текста: Izmajlovskij e nei dintorni, pranzo più somigliante a un convito di Baldassarre che a un pranzo, che rievocava un qualcosa di babilonese quanto a splendore, lusso e decoro, con profusione di champagne Cliquot, di ostriche e di frutta provenienti dai negozi di Elessev e di Miljutin, con ogni specie di ben nutriti vitellini e con tanto di "tabella dei ranghi" (1) dei funzionari in vista; questo festoso giorno, celebrato con un così grandioso pranzo, si concluse con un brillantissimo ballo, un piccolo ballo di famiglia tra intimi, ballo brillantissimo tuttavia per il buon gusto, l'eleganza e il decoro. Certo, io sono perfettamente d'accordo nel dire che balli di questo genere se ne vedono, sì, ma molto di rado. Serate danzanti come quelle, più simili a feste di famiglia che a balli veri e propri, possono svolgersi solo in case come, per esempio, la casa del consigliere di stato Bernadeiev. Dirò di più: ho perfino dei seri dubbi che in casa dei consiglieri di stato si possano dare simili balli. Oh, se io fossi ...
10. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 2
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Часть текста: Krestjàn Ivànovic' non aspettava per niente, e tantomeno desiderava, vedersi davanti Goljadkin, perché rimase per un momento turbato e involontariamente il suo viso prese un'espressione strana e, direi anzi, malcontenta. Poiché, dal canto suo, e quasi sempre a sproposito, Goljadkin si perdeva d'animo e si smarriva quando gli succedeva di avvicinare qualcuno per i suoi piccoli affari privati, così anche in quel momento, non avendo preparato la prima frase che in casi simili costituiva per lui lo scoglio principale, si confuse parecchio, borbottò qualche parola - di scusa, con ogni probabilità - e, non sapendo poi che fare, prese una sedia e si mise a sedere. Ma, ricordatosi di essersi accomodato senza invito, capì la scorrettezza e si affrettò a riparare al suo errore di ignoranza del mondo e del "bon ton" alzandosi immediatamente dalla sedia occupata senza invito. Quindi, ripresosi e confusamente accortosi di avere commesso due sciocchezze in una, si decise, senza metter...