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Cлово "DOPO"


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1. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 13
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2. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 8
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3. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 3
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4. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 10
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5. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 16
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6. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 4
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7. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 9
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8. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 4
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9. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок)
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10. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 9
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11. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 2
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12. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 17
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13. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 14
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14. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 11
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15. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 13
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16. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 6
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17. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 12
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18. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник)
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19. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 11
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20. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 15
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21. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 7
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22. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 5
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23. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 10
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24. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 7
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25. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 12
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26. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 3
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27. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 6
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1. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 13
Входимость: 14. Размер: 30кб.
Часть текста: in tutti quegli avvenimenti. Non riesco ancora oggi a capire me stesso! E tutto è volato via come un sogno; anche la mia passione - e sì che era intensa e sincera - dove mai è andata a finire? Davvero, a volte mi balena quest'idea: "Ma non sono forse impazzito allora e non sono stato tutto questo tempo in qualche manicomio dove forse mi trovo ancora oggi, così che tutto ciò mi è sembrato e anche adesso mi sembra soltanto?" Ho raccolto e riletto i miei foglietti. (Chi sa, forse per convincermi di non averli scritti in un manicomio?) Ora sono solo soletto. L'autunno si avvicina, le foglie ingialliscono. Me ne sto in questa triste cittadina (oh, come sono tristi le cittadine tedesche!) e, invece di riflettere sul passo che sto per compiere, vivo sotto l'influsso di sensazioni appena spente, di ricordi freschi, sotto l'influsso di tutto il fresco turbine che allora mi ha trascinato in quel vortice e che di nuovo mi ha scagliato fuori, chi sa dove. Mi sembra, ogni tanto, di aggirarmi ancora in quello stesso turbine e che da un momento all'altro si scatenerà un'altra volta la tempesta che mi afferrerà, passandomi accanto, con la sua ala, e io uscirò di nuovo dall'ordine e dal senso della misura e girerò, girerò, girerò... Del resto, forse mi fermerò in qualche posto e smetterò di girare se darò a me stesso, per quanto possibile, esatto conto di tutto quello che è successo in questo...
2. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 8
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Часть текста: a bocca aperta il posto vuoto, la porta scricchiolò e entrò Petruska, che portava il vassoio col tè. "Ma dov'è? Dov'è?" pronunciò con voce appena udibile il nostro eroe, indicando col dito il posto occupato la sera prima dall'ospite. Petruska non rispose e non guardò nemmeno il suo padrone, ma girò gli occhi verso l'angolo a destra, tanto che lo stesso Goljadkin fu spinto a guardare anche lui in quell'angolo. Però, dopo un breve silenzio, Petruska, con voce rauca e ruvida rispose "che il padrone non era in casa". "Sei stupido, sai: il tuo padrone sono io, Petruska" esclamò Goljadkin con voce spezzata e guardando con gli occhi sbarrati il suo domestico. Petruska non rispose, ma fissò Goljadkin in un modo che quello arrossì fino alle orecchie; quello sguardo aveva un'aria di rimprovero così oltraggiosa, da essere davvero simile a un'ingiuria. A Goljadkin cascarono, come si suol dire, le braccia. Finalmente Petruska spiegò che già da un'ora e mezzo "l'altro" se ne era andato e non aveva voluto aspettare. Certamente la risposta era verosimile e credibile; si vedeva che Petruska non mentiva, che quello sguardo insultante e la parola "l'altro" da lui usata, non era che una conseguenza della nota, disgraziata vicenda, capiva però, anche se vagamente, che lì c'era qualcosa che non andava e che il destino gli stava preparando ancora qualche altro tiro, non esattaamente gradevole. "Bene, vedremo," disse tra sé "vedremo e a suo tempo metteremo tutto in chiaro... Ah, Signore mio dio!" gemette alla fine, con voce ormai ...
3. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 3
Входимость: 13. Размер: 22кб.
Часть текста: 3 Tutta quella mattina Goljadkin la passò affaccendato in grandi faccende. Giunto sul Nevskij Prospèkt, il nostro eroe diede ordine di fermare davanti al Gostinyj Dvor. Sceso dalla carrozza, corse sotto un'arcata in compagnia di Petruska e andò dritto filato in un negozio di articoli d'oro e d'argento. Anche solo a guardarlo ci si poteva accorgere che Goljadkin non sapeva, per il gran da fare, dove sbattere la testa. Dopo aver contrattato un servizio completo da tavola e da tè per più di millecinquecento rubli di assegnati e aver ottenuto, sul totale, come omaggio, un ingegnoso portasigarette e un completo da barba in argento, e dopo aver chiesto ancora informazioni sul prezzo di alcuni oggettini utili e piacevoli nel loro genere, con la promessa che il giorno dopo sarebbe senz'altro ritornato, o addirittura anche il giorno stesso, per ritirare gli oggetti contrattati, si segnò il numero della bottega e, ascoltato attentamente il negoziante che insisteva per avere un piccolo acconto, promise di dare a suo tempo anche la piccola caparra. Dopo di che, in gran fretta prese congedo dal mercante che era rimasto interdetto e si avviò lungo la fila di botteghe, incalzato da una schiera di commessi, girandosi indietro continuamente a guardare Petruska e cercando con attenzione qualche nuovo negozio. Passò di corsa in un negozietto di cambiavalute e cambiò in moneta spicciola tutti i suoi biglietti di grosso taglio e, pur perdendoci nel cambio, fece lo stesso l'operazione e il suo portafogli ne fu ingrossato ben bene, cosa che, evidentemente, gli procurò una enorme soddisfazione. Infine...
4. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 10
Входимость: 12. Размер: 58кб.
Часть текста: Двойник) Capitolo 10 Capitolo 10 Si può ben dire che gli avvenimenti del giorno prima avevano profondamente scosso Goljadkin. Il nostro eroe passò una pessima notte, cioè non riuscì assolutamente a dormire nemmeno per cinque minuti, come se qualche burlone avesse cosparso il suo letto di setole fatte a pezzetti. Passò tutta la notte in una specie di dormiveglia, girandosi da una parte e dall'altra, ora su un fianco ora sull'altro, esclamando, ansimando, prendendo sonno per un istante e dopo un istante svegliandosi di nuovo, e tutto ciò accompagnato da una strana angoscia, da confusi ricordi, da orrende visioni... in una parola, da tutto ciò che si può trovare di più sgradevole... Ora gli appariva davanti, immersa in una strana, misteriosa penombra, la figura di Andréj Filìppovic'; una figura asciutta, scontrosa, dallo sguardo freddo, crudele, con quel suo rimbrottare rigido e cortese... Ma, non appena Goljadkin cominciava ad avvicinarsi ad Andréj Filìppovic' per giustificarsi in certo qual modo ai suoi occhi, così e così, e dimostrargli che lui non era come lo dipingevano i suoi nemici, che, ecco, lui era questo e quello, e che anzi aveva, oltre alle comuni innate sue qualità, anche questo e quest'altro... ecco che appariva immediatamente la persona nota per le sue basse intenzioni e, con qualche espediente dei più stomachevoli, in un colpo solo demoliva tutte le sue iniziative e proprio lì, quasi sotto il naso di Goljadkin, diffamava energicamente la sua reputazione, calpestava nel fango il suo amor proprio e poi, senza perdere tempo, prendeva il suo posto nell'ufficio e in società. Ora Go]jadkin sentiva un certo prurito alla testa causato da qualche scappellotto, da poco tempo ben meritato e umilmente accettato, ricevuto o nella vita comune oppure là in servizio, colpettino contro il quale era difficile protestare... E,...
5. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 16
Входимость: 11. Размер: 26кб.
Часть текста: che riguarda il suo denaro. Per ciò che riguarda invece i miei centomila franchi, mi dichiarò in seguito che essi le erano serviti per una prima sistemazione a Parigi, "così ora mi sono messa su un piede decoroso, una volta per sempre, e ormai per un bel pezzo nessuno mi butterà più giù; così almeno ho deciso" aggiunse. Del resto, quei centomila franchi si può dire che io non li vidi neanche; il denaro, lo teneva sempre lei e nel mio borsellino, nel quale lei ogni giorno curiosava, non si accumulavano mai più di cento franchi e, quasi sempre, molti di meno. "Ma via, a che ti serve il denaro?" mi diceva a volte con l'aria più innocente del mondo, e io non discutevo. In compenso, con quel denaro sistemò in modo molto confortevole il suo appartamento e quando poi mi trasferì nella nuova dimora, mi disse, mostrandomi le stanze: "Ecco che cosa si può fare con l'economia e il buon gusto, sia pure con i mezzi più miseri". Quella...
6. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 4
Входимость: 10. Размер: 14кб.
Часть текста: che il denaro le è indispensabile, e al più presto possibile, per qualche scopo particolare. Mi ha promesso di spiegarmelo, e sono andato. Nelle sale da giuoco c'era una folla spaventosa. Che gente sfrontata, e come sono tutti avidi! Mi intrufolai tra la folla e mi sistemai proprio vicino al croupier; quindi cominciai un timido inizio di giuoco, puntando soltanto due o tre monete. Intanto osservavo e notavo; mi sembrava che il calcolo in se stesso servisse molto poco e non avesse affatto quell'importanza che molti giocatori gli attribuiscono. Essi se ne stanno seduti davanti a foglietti di carta rigata, segnano i colpi, contano, deducono le probabilità, fanno calcoli e infine puntano e perdono come noi, semplici mortali, che giochiamo senza calcoli. In compenso ho tratto una conclusione che mi sembra giusta: realmente, nel susseguirsi delle probabilità favorevoli c'è, se non un sistema, un certo quale ordine, il che è, naturalmente, molto strano. Succede, per esempio, che dopo i dodici numeri di mezzo, escano fuori gli ultimi dodici; per due volte, mettiamo, la pallina cade su questi ultimi dodici per poi passare sui primi dodici. Dopo essere caduta sui primi dodici, passa di nuovo sui dodici di centro, cade tre o quattro volte di seguito su questi, e di nuovo passa agli ultimi dodici di dove, dopo altri due colpi, torna ai primi; batte sui primi; sui primi batte una volta e torna ancora per tre volte sui medi, e così la faccenda prosegue per un'ora e mezzo o due ore. Uno, tre e due; uno, tre e due. Divertentissimo. Certi giorni o certe mattine capita, per esempio, che il rosso si alterni con il nero e viceversa, questo senza nessun ordine, a ogni momento, cosicché più di due o tre colpi di seguito non cadono sul rosso o sul nero. Il giorno dopo o la sera dopo, esce di seguito soltanto il rosso; esce, per esempio, più di dodici volte di fila e così continua...
7. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 9
Входимость: 9. Размер: 52кб.
Часть текста: frullò perfino il pensiero se non avrebbe invece dovuto lasciare le cose com'erano e rinunciare, semplicemente. "Be', che c'è? Niente. Io me ne starò per conto mio, come se non fossi io" pensava Goljadkin; "lascio perdere tutto; non sono io, e tutto è finito: lui pure, forse, se ne starà per conto suo; brancolerà un po', il birbante, certo, si rigirerà, ma finirà con il piantarla pure lui. Sicuro, ecco come stanno le cose! Io raggiungerò lo scopo con la rassegnazione. E poi, dov'è il pericolo? E che pericolo c'è? Vorrei proprio che qualcuno mi facesse vedere un pericolo in questa faccenda. E' una cosa da niente! Una storia comunissima!" A questo punto Goljadkin si fermò. Le parole gli morirono in gola; poi arrivò addirittura a insultarsi per quel pensiero e giunse al punto di convincersi di essere un vile e meschino per avere avuto quel pensiero, la faccenda però non si mosse di un'unghia dal punto in cui si trovava. Si rendeva...
8. Dostoevsky. Il sosia (Italian, Двойник). Capitolo 4
Входимость: 9. Размер: 36кб.
Часть текста: di Elessev e di Miljutin, con ogni specie di ben nutriti vitellini e con tanto di "tabella dei ranghi" (1) dei funzionari in vista; questo festoso giorno, celebrato con un così grandioso pranzo, si concluse con un brillantissimo ballo, un piccolo ballo di famiglia tra intimi, ballo brillantissimo tuttavia per il buon gusto, l'eleganza e il decoro. Certo, io sono perfettamente d'accordo nel dire che balli di questo genere se ne vedono, sì, ma molto di rado. Serate danzanti come quelle, più simili a feste di famiglia che a balli veri e propri, possono svolgersi solo in case come, per esempio, la casa del consigliere di stato Bernadeiev. Dirò di più: ho perfino dei seri dubbi che in casa dei consiglieri di stato si possano dare simili balli. Oh, se io fossi poeta! Poeta naturalmente dell'altezza di un Omero o di un Puskin, perché con un ingegno meno elevato è impossibile farsi avanti... Se fossi poeta, dicevo, non mancherei di descrivervi, o lettori, con scintillante cromatismo e con ampie pennellate, tutto il susseguirsi degli avvenimenti di questa solenne giornata. Ma no, nel mio poema prenderei le mosse dal pranzo e in particolare mi attarderei su quell'attimo, meraviglioso e nello stesso tempo solenne, in cui fu alzata la prima coppa per brindare alla salute della regina della festa. Vi descriverei per prima cosa quegli ospiti assorbiti in quel religioso silenzio e in quell'attesa più simili all'eloquenza di Demostene che al silenzio. Poi vi descriverei Andréj Filìppovic', nella sua qualità di più anziano tra gli ospiti, quindi con qualche diritto al primato, nell'aureola di quei capelli bianchi e di decorazioni che sembravano fatte appositamente per quei capelli,...
9. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок)
Входимость: 7. Размер: 25кб.
Часть текста: che da qualche parte erano riusciti a procurarsi del denaro. Ebbi addirittura l'impressione che il generale mi guardasse con un certo imbarazzo. Màrja Filìppovna, indaffaratissima, mi liquidò con poche parole; prese, però, il denaro, lo contò e ascoltò il mio rapporto. A pranzo erano attesi Mezentzòv, il francesino e un inglese; come sempre, quando c'era denaro, subito inviti a pranzo: secondo l'uso moscovita. Polina Aleksàndrovna, vedendomi, mi chiese come mai fossi rimasto assente tanto a lungo. Ma non aspettò nemmeno la risposta e se ne andò. Si capisce, l'aveva fatto apposta. Però dovevo parlarle a ogni costo. Molte cose si erano accumulate. Mi era stata assegnata una piccola stanza, al quarto piano dell'albergo: si sa qui che io appartengo al "seguito del generale". Da ogni cosa si capisce che essi sono riusciti a dare nell'occhio. Qui il generale è creduto un ricchissimo magnate russo. Ancora prima di pranzo, ha fatto in tempo, tra gli altri incarichi, a darmi due biglietti da mille franchi da cambiare, la qual cosa feci alla segreteria dell'albergo. Ora ci riterranno dei milionari, almeno per una settimana. Volevo prendere Misha e Nàdja e portarli a fare una passeggiata, ma sulla scala mi chiamarono per conto del generale: si degnava di informarsi su dove avrei portato i bambini. Quest'uomo non può assolutamente guardarmi negli occhi: vorrebbe farlo, ma io, ogni volta, gli rispondo con uno sguardo così fisso, vorrei dire irriverente, che egli sembra confondersi. Con un discorso tronfio, legando alla meglio una frase dopo l'altra e, alla fine, impappinandosi completamente, mi fece capire che dovevo passeggiare con i bambini lontano dal Casinò, nel parco. E,...
10. Dostoevsky. Il giocatore (Italian, Игрок). Capitolo 9
Входимость: 7. Размер: 23кб.
Часть текста: portata su per i gradini in una poltrona e circondata da servitori, cameriere e dal numeroso, ossequiente personale dell'albergo, alla presenza del capo cameriere in persona uscito a incontrare l'illustre ospite arrivata con tanto trambusto e fracasso, con la sua servitù particolare e una gran quantità di bauli e di valigie, troneggiava... la nonna! Sì, era proprio lei, la terribile, ricchissima settantacinquenne Antonida Vassìlevna Tarassevitcheva, proprietaria e gran signora moscovita, la 'baboulinka,' sul conto della quale si spedivano e si ricevevano telegrammi; era quella vecchia sempre sul punto di morire ma che non moriva mai e che, d'improvviso, era piombata in persona tra di noi, come una tegola sulla testa. Era apparsa, benché senza l'uso delle gambe e portata come sempre negli ultimi cinque anni in poltrona, ardita, battagliera, contenta di sé, eretta sul busto, come suo solito, gridando forte e imperiosamente, rampognando tutti, proprio come io avevo avuto l'onore di vederla due volte da quando ero entrato come precettore in casa del generale. Naturalmente rimasi davanti a lei come impietrito dallo stupore. Già a cento passi di distanza, mentre la portavano dentro sulla poltrona, lei mi aveva visto con il suo occhio di lince, mi aveva riconosciuto e mi chiamava con il nome e con il patronimico che lei, com'era sua abitudine, aveva imparato una volta per sempre. "E proprio lei si aspettavano di vedere chiusa ...